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ottobre 2017 - “La terra non appartiene all’uomo;
l’uomo appartiene alla terra… Non è l’uomo che tesse
la trama della vita: egli ne è soltanto un filo… Se
gli uomini sputano sulla terra essi sputano se stessi… Non
ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito
dai nostri figli.” – Sono frasi estrapolate dal discorso
del Capo indiano Seattle all’Assemblea Tribale del 1854 che
rimane ancor oggi il più bello e profondo documento
ecologico mai scritto. Di fronte a questo grande pensiero
sulla vita viene da domandarsi che cosa possiamo fare noi
nel nostro piccolo per il nostro caro pianeta. Parliamo di
quelle piccole cose che non richiedono un grande impegno ma
che possono migliorare la nostra vita ma soprattutto quella
dei nostri eredi a cui un giorno restituiremo la nostra cara
Terra.
Oggi parleremo della raccolta dell’olio alimentare esausto.
Gettare l’olio vegetale usato negli scarichi idraulici è
altamente inquinante in quanto, attraverso le tubature, esso
arriva nelle nostre fogne e successivamente nei fiumi e nei
mari. L’olio alimentare esausto è classificato come
rifiuto speciale non pericoloso. Recuperandolo si adempie
al “Codice dell’Ambiente” (Art. 192 DLGS 152/2006) che vieta
di gettarlo nel lavandino e nell’ambiente, in particolare
prescrive l’obbligo della raccolta, recupero degli oli e grassi
vegetali. Purtroppo, la nostra città non ha un servizio
adeguato a questo tipo di raccolta: sul nostro territorio
solo nelle isole ecologiche è possibile trovare i contenitori
per la raccolta degli oli usati.
In
Italia ogni anno vengono prodotte circa 300.000 tonnellate
di olio alimentare esausto che viene generato dalle industrie,
dalle attività commerciali di ristorazione e dalle
comuni abitazioni. Questo rifiuto disperso nell’ambiente costituisce
una grave minaccia di inquinamento:
per qualsiasi specchio d’acqua – perché
essendo più leggero galleggia e crea un film oleoso
che impedisce il passaggio dell’ossigeno e provoca la morte
per asfissia dei pesci e compromette la vita della vegetazione
acquatica.
per il suolo – perché la formazione
di un sottile film oleoso tra le particelle di terreno e l’apparato
radicale delle piante riduce la capacità di quest’ultime
di assimilare i nutrimenti dal terreno.
per la falda – perché forma sopra
di essa uno strato lentiforme che si sposta con la falda stessa
verso valle e può raggiungere pozzi di acqua potabile
anche molto lontani.
per le reti fognarie – perché provoca l’intasamento
delle tubazioni e l’emanazione di cattivi odori.
per i depuratori – perché crea una
patina oleosa che impedisce e compromette seriamente il buon
funzionamento dell’impianto depurativo.
Quello che le persone non sanno - Oltre alle
isole ecologiche, dove è sempre possibile portare gli
oli esausti, esistono ditte specializzate che operano
gratuitamente per i condomini nel recupero di questo
tipo di rifiuti provenienti dalle cucine domestiche o commerciali
e dispongono di tutte le autorizzazioni necessarie per lo
svolgimento dell’attività in questione. Basta trovare
lo spazio per un bidone da 120 litri, spesso fornito proprio
dalla ditta che svolge il servizio di ritiro, e un po’ di
buona volontà e collaborazione da parte di tutti.
Ricordiamoci che l’olio usato è una risorsa
per diversi aspetti: salvaguardia l’ambiente, è
riciclabile al 100 %, riduce i costi di manutenzione degli
impianti di depurazione, la sua raccolta produce un’attività
economica che si auto sostiene, riconvertito produce carburante
ecologico biodiesel meno inquinante del gasolio derivato dal
petrolio.
Chiedi al tuo amministratore di creare una stazione ecologica
di raccolta degli oli vegetali esausti nel tuo condominio,
ne guadagnerà l’ambiente!
Antonio
Barcella
www.collianiene.org
news@collianiene.org